riContemporaneo n° 10
Tecnica, linguaggio, memoria e... intelligenza artificiale

Si racconta che il ceppo umano della Eva mitocondriale, tornando verso l’Europa dopo la migrazione verso l’Australia circa 40.000 anni fa, sia entrato in contatto con i neandertaliani che dominavano incontrastati il continente. In questo incontro si manifestarono certamente rapporti, intrecci e contaminazioni non solo culturali. Il sapiens neandertaliano era gentile, poetico e creativo e aveva un profondo senso del sacro. Il sapiens umano invece era estremamente razionale e dominante. Alcune di quelle unioni diedero vita ad individui “speciali”, che possedevano entrambi i caratteri genetici delle due componenti: gli artisti, i quali per questo hanno in loro ancora oggi, forse, un pizzico di Neanderthal.
L’arte e l’espressione artistica, dunque, se ciò è attendibile, sono a loro modo legate a quell’origine ancestrale, al senso magico, rituale e sacrale dell’esistenza. Dunque poesia e mistero. La coscienza immaginante apre ad un universo di significati instaurando quell'esperienza di pensiero tale per cui, con estrema semplicità, ma anche con estrema purezza, si può tornare alle origini, a una qualità del pensare che renda raggiungibile il mistero delle cose, tendendo all’ assoluto, rendendo dunque visibile ciò che è invisibile (Merleau-Ponty).

Il fare, la poiesis dell’artista, è tuttavia sottoposto all’incontro con la materia. Materia alla quale si parla, come avviene quando la si manipola; materia che cresce sotto la mano dell’artista uscendo dal suo torpore.
Le mani fantasticano: dalle mani alle cose si svolge tutta una psicologia. Per le cose il mistero è dentro di loro. Una intimità umana si apre perché entra nei misteri della materia: è allora che avvertiamo come il mondo racchiude ogni bellezza delle nostre chimere. Nella situazione attuale, tuttavia, epoca della globalizzazione, grandi lobby di potere decidono quale debbano essere la cultura e l’arte funzionale al mercato dell’arte, e inducono la produzione di un’arte di mercato che lega l’artista al marketing e alle sue ragioni, e dunque lo omologa. Il mercato dell’arte, etero diretto, esibisce diversi linguaggi espressivi: dalle performances alle installazioni, dalla video art ai vari giochi multimediali, ultime le arti tradizionali, la pittura e la scultura ormai pressoché emarginate, salvo i grandi nomi del primo e del secondo novecento, terreno di profitto per il mercato medesimo. Né valgono i nuovi mezzi tecnologici, fonti di possibili nuove esperienze artisticoculturali, immediatamente riassorbiti dallo strapotere dei giochi di mercato. Il fare arte, tuttavia, come il senso del sacro, resta un bisogno insopprimibile nell’umano, Dunque, al di là delle logiche inglobanti del potere, l’uomo continuerà a tendere al soddisfacimento di tali bisogni esplicando la tensione verso il sacro e la sua attività poietica verso l’arte.
Se un viaggiatore nel tempo potesse tornare dal futuro ad oggi, ci potrebbe raccontare a quali accadimenti darà luogo l’oltrepassamento di quella soglia indicata dagli scienziati come punto di Kurzweil e prevista per l’anno 2045 (v. Ray Kurzweil fondatore della Singularity University) in cui, secondo previsioni algoritmiche di crescita esponenziale tecnologica, sembra che l’intelligenza artificiale potrà superare quella umana.

Asimov docet: la saga dei suoi robot e delle Tre leggi della robotica, insieme alle meraviglie del loro cervello “positronico”, già nel secolo scorso anticipava questo possibile scenario futuro.
Già, l’intelligenza artificiale! E’ una narrazione che si viene lentamente trasformando in realtà, con notevoli implicazioni per il genere umano, quali, ad esempio, il modo di concepire noi stessi e il mondo. E dunque, quale futuro per l’arte e quale arte?
Quando l’intelligenza artificiale sarà in grado di relazionarsi con noi o addirittura produrre autonomamente arte, sarà necessario pensare o potrà essa stessa pensare, in termini per noi inconcepibili, a nuovi linguaggi, ad una nuova teoria etica, ad una nuova teoria delle emozioni. Ed a una nuova teoria estetica per fare arte.
L’avvento della intelligenza artificiale nelle nostre vite porterà l’umano a meglio porsi le questioni fondamentali sulla propria esistenza oppure ci dovremo rendere conto di aver inconsapevolmente creato una minaccia insormontabile? Come si dice: lo scenario “terminator” è dietro l’angolo, e oggi non sono poche le menti autorevoli propense a crederlo.
Sempre beninteso che i venti di guerra che soffiano potenti in queste settimane, già fin d’ora non vengano a precluderci quel domani.
A futura memoria!

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